Michela Murgia, giù le mani dalle divise

Jakub Stanislaw Golebiewski • 17 aprile 2021

In Italia chi teme le divise ha sempre qualcosa da nascondere. Se nella posizione del generale Figliuolo ci fosse stata una donna, Michela Murgia sarebbe rimasta in silenzio.


Parole sante quelle di Michela Murgia su Facebook a sole 24 ore dallo scivolone su La7 della scorsa settimana con le quali ha tentato, sempre con il solito minestrone di concetti distanti anni luce dalla realtà, di salvare dignità e onore che legano un impegno istituzionale per la collettività ad un uomo in divisa.

Infatti, tralasciando il gioco delle parti, sappiamo bene che se al posto del generale Francesco Paolo Figliuolo ci fosse stata una donna, con o senza stellette, sia Michela Murgia che Nadia Somma si sarebbero sicuramente silenziate, dimenticando però che già il 20 ottobre del lontano 1999 con la legge numero 380, l'Italia si è allineata ai Paesi della NATO spalancando le porte delle caserme al reclutamento femminile. Oggi, nei ranghi delle Forze armate sono presenti due generazioni di donne, per un totale di oltre 17 000 militari, pari a circa il 6.3% dell’intero organico (dati al 31 dicembre 2019) e con la progressione di carriera, tra alcuni anni le donne potranno ambire a ricoprire cariche di vertice della gerarchia militare.

Ma Michea Murgia, non contenta di una prima toppa peggio del buco, con il suo lungo post in cui tenta di smarcarsi dalla presunta paura per la divisa, dichiara di aver "paura di una politica che delega la gestione del proprio fallimento a chi indossa una divisa" e conclude il suo post in pompa magna attaccando alcuni leader politici con "Chiunque farebbe le cose con maggiore senso di responsabilità di questa classe dirigente, che ha trasformato l'Italia in un paese così diviso che ormai si fida solo se vede una divisa."


Ed è proprio questo il punto, cara Murgia, nel 2021 siamo ancora costretti a considerare un uomo (o donna) in divisa come extremis malis extrema remedia? Assolutamente no, e non è neanche "politicamente corretto" ritenere colui o colei che indossano una divisa un estremo rimedio. Leggasi invece la semplice intenzione di innalzare una polemica nella polemica cercando di confondere le idee a coloro che, trovandosi parole attribuite alla retorica della "guerra", piuttosto che immagini di un impegno civile e coeso, rimangono incantati da una ventata di retorico e scontato pacifismo che li porta a puntare il dito contro le divise.

Michela Murgia ha memoria corta, ma nelle emergenze nazionali — terremoti, incendi, inondazioni — i governi sono ricorsi spesso alle Forze Armate per tamponare situazioni di crisi improvvise. Chi come me ha una certà età, ricorda i ragazzi di leva che spalarono il fango a Firenze nel 1966.

Ma cosa sta accadendo oggi fuori dall'Italia? In piena pandemia, volendo anche escludere Israele e Cina, quello che oggi viene messo in campo dal presidente Joe Biden negli Stati Uniti si sta rilevando una strategia vincente, in particolare dopo gli annunci senza seguito concreto di Donald Trump.

Appena insediatosi, il buon Joe ha compreso che soltanto con l’efficienza e la prontezza operativa dell’Esercito sarebbe riuscito a mantenere la promessa di arrivare a 100 milioni di vaccinati in 100 giorni e oggi va avanti a ritmo serrato con una media di 3-4 milioni di persone vaccinate al giorno.

Forse è questo il modello che ha ispirato il Premier Mario Draghi, che si è trovato improvvisamente a far fronte in pochi giorni a una situazione di evidente affanno sia delle Regioni che della struttura commissariale, tenendo conto che tale prestigioso incarico di responsabilità è conferito ad un esperto nel settore pubblico, nella pianificazione e interventi su vasta scala ed è assolutamente compatibile con il mantenimento di incarichi pubblici in atto.

L'assenza di situazioni, anche potenziali, di conflitto di interessi, lo svolgimento di tale prestazione a titolo gratuito, permettono al generale Figliuolo di potersi avvalere, previa intesa con lo Stato Maggiore della Difesa, di specifiche professionalità militari e di assetti sanitari e logistici, rappresentando lo sforzo e l'impegno di donne e uomini con le stellette al servizio del nostro Paese.

Lascio volentieri a Michela Murgia lo studio e l'interpretazione semiologica del linguaggio e della figura del generale Figliuolo, certo che quest'ultimo non avrà bisogno di campagne mediatiche con foto che raffigurano militari felici e soddisfatti sui social, ma di militari che continuino ad operare in nome del giuramento prestato con abnegazione, coraggio, impegno, lealtà, riserbo, disciplina, spirito di sacrificio, ordine e altruismo, preparazione professionale, senso del dovere, senso della responsabilità, iniziativa, fermezza, tenacia, umanità e rispetto per il prossimo.

Chi teme questi valori e principi, oltre a non rispettare le nostre Forze Armate, dovrebbe vergognarsi dinanzi ai caduti che hanno sacrificato coraggiosamente e senza alcuna "paura" la propria vita per donarla alla tanto cara e democratica Repubblica italiana.

Ho lasciato volutamente passare 24 ore dal mio intervento dell'altra sera a DiMartedì, ore durante le quali ho visto le...

Pubblicato da Michela Murgia su  Venerdì 9 aprile 2021
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