CAPITA CHE UN UOMO

Redazione • 19 aprile 2021

Pubblichiamo la lettera di un un uomo coraggioso che respinge ogni accusa da parte della ex moglie e restituisce ai propri figli il papà che era, attraversando con tanta paura la linea sottile che divide la conflittualità dalla violenza.

La mia è una storia che può essere letta anche a parti invertite. Il risultato non cambia.

Capita che un uomo, un padre di famiglia, scopra il tradimento della moglie.

Capita anche che questo la perdoni non una, non due, ma quattro volte; i bambini prima di tutto.

I bambini prima di lui.

Il castigo più duro per chi tradisce è essere perdonato.

Capita che alla quinta volta lo stesso padre di famiglia decida di avvalersi degli investigatori per comprendere cosa spingesse la moglie al tradimento.

Capita chiedersi se ciò è dovuto a problemi all'interno della coppia oppure trattasi semplicemente di fascino per il proibito?

La donna, la moglie, la madre è una professionista e viene scoperta in macchina con il suo superiore, entrambi dipendenti di una struttura a fortissima connotazione cattolica.

Le corna non hanno religione e per la cronaca l'amante della donna era sposato con figli.

Capita agli uomini di rimanere calmi e tranquilli dinanzi a queste situazioni deludenti come questa.

Le mani rimangono sempre in tasca.

La logica ed il buonsenso porterebbero entrambi a dire “Ok, la nostra storia è finita, cerchiamo un pacifico accordo?”.

Capita anche che la donna, ferita per essere stata scoperta, nel continuare a non ammettere la relazione extraconiugale decida per altre soluzioni più utili a se stessa ovvero meno utili ai propri figli. 

Può capitare anche che una donna, sentendosi ferita, decida di usare la forza, quella fisica. Prima lo aggredisce cercando reazioni violente. Non trovandole si affida ad un noto avvocato che, senza alcuno scrupolo, propone alla donna una strategia che viene ben accettata. E i bambini?

Capita che qualcuno dei due si scordi tra i due litiganti ci siano dei figli minorenni da proteggere.

Da chi però?

All'uomo capita di sentire alcune parole: “distruggiamolo fisicamente!”. Rendono chiaro l'intento.

Astuta la donna. Agisce, mente sapendo di mentire e riesce ad indurre il giudice in errore.

Questo firma un ordine di allontanamento/avvicinamento inaudita altera parte nei confronti del padre dei propri figli.

Paura o vendetta?

La drammaturgia paga sempre e l’aver inscenato trabocchetti con la chiamata alle forze dell’ordine e la successiva denuncia per Codice Rosso sono stati un colpo al cuore per l'uomo, anche per i figli.

Capita di chiedersi, oltre alle parole dove sono i fatti? Le prove. Non ci sono.

Mai l'uomo aveva alzato un dito contro quella donna. Mai.

E' una strategia che va per la maggiore. E' sufficiente che ci siano i presupposti, ma anche in assenza, per buttare addosso quanto più fango infamante possibile.

Dai maltrattamenti in famiglia non se ne esce mai, lui pensa. Prima o poi mollerà, pensano gli altri.

L'uomo, il padre, anch'egli professionista, si trova nel giro di qualche ora fuori di casa.

Non vedrà né sentirà i propri bambini di 10 e 6 anni per 15 lunghissimi giorni.

Un inferno dentro, un inferno fuori, tutto visibile agli occhi dei propri figli.

Ormai dall'altra parte di quel telefono negato non c'è più un papà, ma un orco.

L’uomo non molla. Ha paura ma deve difendere i suoi figli! Da se stesso? No.

Cominciano le udienze; il primo Giudice con coscienza si rende conto di essere stato ingannato e non rinnova l’ordine di protezione; il secondo non accoglie le ulteriori richieste di un nuovo ordine di protezione.

Capita chiedersi ma quella donna, quella moglie, si difende da chi? Da cosa? Perché?

L'uomo a questo punto vede uno spiraglio di luce in fondo al tunnel, convinto di avere parato il colpo.

Si sbaglia.

Arriva inaspettatamente una doccia fredda: un avviso di garanzia; è indagato per maltrattamenti in famiglia, reato penale per il quale può essere disposta anche la custodia cautelare, in carcere

La donna, senza scrupoli non mollava con la conflittualità e lo aveva denunciato. 

L'uomo trema. Ha paura. Ma crede nella giustizia, sa che è lenta ma inesorabile.

Il papà che vive dentro quell'uomo scalpita, non si arrende, lo fa per i propri figli e scopre che l’avvocato di controparte, nell'applicare la strategia del codice rosso, avrebbe commesso numerosi errori che sfociavano in veri e propri reati.

L’uomo finalmente viene sentito dal PM, noto in Procura per essere il riferimento per tutti quei reati contro le persone deboli. Il magistrato espone i fatti e i capi d' accusa sottoponendolo a più di un’ora di interrogatorio che avviene in maniera civile e senza alcun pregiudizio; l'uomo risponde a tutte le domande e le contestazioni, spiega, racconta gli accadimenti con la solita calma che lo contraddistingue. Piange per i propri figli.

Sapeva di non aver commesso nulla di ciò che veniva addebitato. Sapeva di essere innocente.

Durante l’interrogatorio viene a conoscenza che la ex moglie aveva chiesto in più occasioni che venisse emesso nei suoi confronti un ordine di custodia cautelare.

Per quella donna, quell'uomo doveva soccombere, comunque e a qualsiasi prezzo.

Dopo 20 giorni dall'interrogatorio arriva il tanto atteso provvedimento.

Il PM chiede l’archiviazione, riconducendo la vicenda a litigi tra coniugi e affermando che le presunte violenze erano state reciproche ed equivalenti.

Adesso si attendono nuovi eventi. L'uomo spera che la donna comprenda che a fare del male gratuito al padre dei propri figli, significhi fare del male direttamente ai figli.

Intanto, chi pagherà i travagli di quell’uomo che ha subito ingiustamente in quei mesi?

Chi risarcirà il danno psicologico che hanno subito i bambini che hanno pensato, seppur per poco tempo, di essere figli di un violento orco?

Chi saranno le prossime vittime di un avvocato e di una donna senza scrupoli?

Guardatevi le spalle e attenti perché, anche se raramente, può capitare che il nemico è colei che ha le vostre chiavi di casa.


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