IL FEMMINICIDIO RIGUARDA TUTTI, NON SOLO GLI UOMINI

Redazione • 22 gennaio 2024

Quando si parla di femminicidio è sbagliato scaricare tutta la responsabilità sull'uomo.

Riflettere sul femminicidio è un percorso delicato che, come uomo, mi impegno a intraprendere con profonda empatia e sensibilità. Comprendere questa terribile forma di violenza richiede un'analisi critica delle dinamiche di potere, dei privilegi e delle responsabilità che gli uomini portano con sé. È un viaggio interiore che ci invita a scrutare le nostre azioni, promuovendo un cambiamento culturale che respinga ogni normalizzazione della violenza, soprattutto nei confronti delle donne. Essere alleati nella lotta contro il femminicidio significa sfidare norme culturali dannose e lavorare per creare una cultura di rispetto reciproco. Quest'anno, quattro vite femminili sono state tragicamente spezzate, evidenziando la complessità di un fenomeno influenzato da numerosi fattori socioculturali. L'ineguaglianza di genere, il dominio patriarcale nelle dinamiche di potere, il controllo ossessivo degli uomini sulla vita delle donne e la cultura pervasiva dello stupro sono tutti elementi che alimentano questa forma estrema di violenza. La mancanza persistente di educazione sessuale e consapevolezza dei diritti delle donne contribuisce ulteriormente al problema. Non possiamo attribuire la responsabilità dei femminicidi solo agli uomini; coinvolgono l'intera società. La cultura patriarcale, radicata nella nostra identità, ha creato un ambiente che normalizza e perpetua la violenza, alimentato da ruoli di genere tradizionali e aspettative sociali dannose. Ognuno di noi ha il compito di educare e sensibilizzare sulla violenza di genere, promuovendo l'uguaglianza e offrendo sostegno alle vittime. Solo attraverso un impegno collettivo, in cui ciascun individuo si sforza attivamente di sfidare e respingere le norme culturali dannose, possiamo creare un ambiente sicuro e inclusivo per tutti. 

Dobbiamo interiorizzare l'idea che le nostre azioni sono il risultato delle nostre decisioni, motivazioni, esperienze e valori personali. Siamo agenti attivi nella nostra vita, e dobbiamo rifiutare qualsiasi giustificazione o attenuante alla violenza. Ma per farlo, sono necessarie azioni a tutti i livelli della società. Le panchine rosse non bastano. Le istituzioni devono implementare politiche e leggi efficaci contro la violenza di genere, poiché neanche il Codice Rosso sta svolgendo il suo ruolo come dovrebbe.


La sensibilizzazione, il supporto alle vittime e la formazione per le forze dell'ordine e il sistema giudiziario sono essenziali. L'avvocatura ha un ruolo determinante, con molti legali che si ergono in difesa delle vittime, promuovendo protocolli come ANTHEA dell'avv.to Gianni Casale per la tutela di chi è più vulnerabile. La collaborazione con organizzazioni della società civile e gruppi di donne e uomini è cruciale per prevenire e combattere questa ampia problematica. Investire nella formazione fin dalla giovane età è fondamentale, e gli insegnanti devono essere pronti ad affrontare la violenza di genere in modo adeguato, proponendo workshop e discussioni nelle scuole per sensibilizzare gli studenti.


Combattere la violenza di genere richiede un impegno collettivo. Solo attraverso la partecipazione attiva e una profonda riflessione, gli uomini possono contribuire a creare una società più equa e sicura per tutte le donne. È il momento di smantellare definitivamente le strutture patriarcali e porre fine alla violenza di genere perché la vera grandezza di un uomo non si misura con la violenza ma con il rispetto. Rompiamo il silenzio, contrastiamo la violenza di genere con la forza dell'unità.

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