Apprendiamo con estremo dolore che nella località di Borgo Revel, in provincia di Torino, si è verificato un tragico incidente che ha portato alla morte di un bambino di 9 anni. Il suo corpo è stato trovato sui binari da un macchinista di un treno regionale che stava percorrendo la linea Chivasso-Alessandria. È probabile che il piccolo sia stato investito e ucciso da un convoglio che era transitato precedentemente sulla stessa linea. Si è scoperto inoltre che il bambino era di nazionalità moldava ed era scappato da una comunità locale che aveva lanciato l'allarme per le sue ricerche. Il suo nome era Andrei Revenee e avrebbe compiuto 10 anni il prossimo marzo. Attualmente, la polizia ferroviaria sta conducendo indagini per chiarire i dettagli dell'accaduto.
È difficile non provare profonda tristezza e dolore leggendo questa notizia. La perdita di un bambino è sempre un dramma incredibilmente doloroso, e la circostanza di essere travolto da un treno dopo aver tentato l’ennesima fuga da una comunità per minori, aggiunge un livello di dramma difficile da affrontare. Il fatto che il piccolo Andrei fosse un bambino di soli 9 anni con una vita appena iniziata e tanti sogni ancora da realizzare, rende il tutto ancora più drammatico, dettagli che colpiscono profondamente qualsiasi genitore che ha a cuore la tutela dei bambini. Il contesto della sua ennesima fuga dalla comunità e l'allarme dato per le ricerche aggiunge un ulteriore strato di tristezza e complessità a questa storia. Sembra essere una situazione dolorosa già prima della sua tragica morte.
La sua fuga dalla comunità risale al pomeriggio del 15 gennaio, subito è partito l'allarme e sono state avviate ricerche che, purtroppo, non hanno portato al risultato sperato. La cooperativa da cui è fuggito si occupa di bambini in stato di disagio e ospita non più di otto minori, come riportato sul sito Fanpage.it
La Procura di Ivrea ha aperto un'inchiesta sull'incidente, e gli inquirenti ora stanno cercando di determinare se ci siano responsabilità tra gli educatori della comunità. L'evento è estremamente tragico e la fuga di un bambino da una comunità che si occupa di minori in stato di disagio evidenzia la complessità delle situazioni che coinvolgono bambini vulnerabili collocati in strutture altrettanto vulnerabili e spesso poco controllate. Stando all’ultimo censimento da parte dell’ Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza in collaborazione con le procure minorili, risalenti al biennio 2018-2020, sono 23.122 i bambini e i ragazzi ospiti in 3.605 comunità per minorenni attive in Italia.
Le comunità che si occupano di bambini allontanati dalle famiglie di origine, svolgono un ruolo importante nel fornire sostegno, tuttavia, l'esito tragico dell'incidente sottolinea l'importanza di riflettere sulle misure di sicurezza e vigilanza all'interno di tali contesti e l’apertura di un'inchiesta da parte della Procura di Ivrea è un passo necessario per comprendere appieno le circostanze dell'incidente e determinare eventuali responsabilità. Gli inquirenti dovranno analizzare attentamente se vi siano delle criticità nell'ambito degli educatori della comunità e se eventuali miglioramenti possano essere apportati per evitare situazioni simili in futuro.
Nonostante Bibbiano abbia scosso l’opinione pubblica sulla necessità di modificare l’approccio sulla tutela dei minori, c’è ancora molto da fare. Come associazione nazionale monitoriamo attentamente gli eventi che vedono coinvolti minori in fuga da strutture e comunità, un indicatore di disagio importante e manifestato all'interno di contesti appositamente concepiti per accoglierli. Dai dati che abbiamo raccolto sino ad oggi, i casi non sono affatto rari e spesso sfuggono all'attenzione mediatica o non ricevono la giusta attenzione. Solo nel 2023, tra notizie riportate sulla stampa nazionale e locale, segnalazioni di cittadini, attivisti o direttamente da genitori, abbiamo stimato oltre 50 casi, con una tendenza in crescita rispetto agli anni passati. I giovani che tentano di fuggire dalle comunità sono frequentemente stati allontanati dalle proprie famiglie in seguito a decisioni del tribunale e sono animati dal desiderio di ristabilire un legame con la figura materna o paterna e di ritornare all'interno di un ambiente familiare accogliente.
La speranza è che dalla tragedia di Andrei emergano lezioni importanti per migliorare le precauzioni e la gestione delle comunità che si occupano di minori in situazioni difficili. I bambini rappresentano l'unico lascito e la speranza che ognuno di noi contribuisce a donare a questo mondo, aspirando a trasformarlo in un luogo migliore per le generazioni future.
da Redazione