QUANDO LO STALKER INIZIA A SOFFRIRE

Jakub Stanislaw Golebiewski - Nadia Somma • 25 marzo 2020

Il coronavirus inchioda in casa stalker e violenti e il loro comportamento disfunzionale trova sfogo su Facebook sempre con lo stesso tema, ossessione verso le donne.

Se non fosse per l’obbligo di rimanere coscienziosamente a casa per limitare il rischio di contagio da coronavirus, sicuramente impiegheremmo il tempo in qualcosa di più costruttivo ma l’ozio, e lo sappiamo bene, è il padre dei vizi. Proprio per questa ragione ci preme informare tutte e tutti sui tempi duri che stanno vivendo gli stalker.

Se è vero che la segregazione forzata nelle case purtroppo espone le donne che hanno già relazioni in essere con abusanti e maltrattanti, a violenze più gravi e ad un maggiore controllo da parte degli autori di violenze, è anche vero che di questi tempi gli stalker non se la passano meglio, anzi. E ci riferiamo a coloro che non avendo più convivenze o matrimonio in essere, non possono più tormentare le partner. Questi personaggi, affetti da un disturbo della personalità che li spingono a perseguitare un'altra persona con minacce, pedinamenti, molestie e attenzioni indesiderate, vengono più delle volte lasciati e denunciati da compagne a causa della loro natura violenta. Oggi, grazie alle limitazioni imposte per limitare la diffusione del coronavirus, non possono più effettuare persecuzioni e altri atti volti a limitare la libertà e la serenità delle ex compagne o amanti. 

Deve essere anche per questo che sono particolarmente nervosi, anzi nevrotici o forse anche psicotici dal momento che si lasciano andare con sfacciato accanimento ad inveire contro tutti gli interventi che la ministra dell’interno Luciana Lamorgese e la ministra per le pari opportunità Elena Bonetti, rispondendo alle sollecitazioni dei Centri Antiviolenza, stanno mettendo in atto per aiutare le donne. Si tratta di azioni civili e politiche che, nel rispetto di leggi dello Stato o di Convenzioni Internazionali, hanno la finalità di tutelare le donne dalla violenza e a dare aiuto anche telefonicamente attraverso il 1522, servizio pubblico che accoglie con operatrici specializzate le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking. Le telefonate infatti sono diminuite e i motivi sono evidenti. 

Nel momento in cui una donna si trova a casa 24 ore su 24 o quasi, con l’autore di maltrattamenti, diventa veramente difficile trovare il tempo per telefonare al Centro AntiViolenza per chiedere aiuto oppure ospitalità o ancora per organizzarsi per allontanarsi da casa, ma per i nostri baffetti da sparviero indomiti, il calo di telefonate sarebbe da attribuirsi invece ad una realtà rosea da favola. Sono convinti (ma ci sono o ci fanno?) che le situazioni di maltrattamento, forse per contagio del virus, evolverebbero in relazioni romantiche cariche di rispetto e amore e al posto della violenza regnasse l’amore. O forse i nostri baffetti da sparviero sono convinti che senza l’emergenza coronavirus, in tempi normali, le donne scappino di casa, rivoluzionando la loro vita, perché non hanno di meglio da fare. I nostri prolissi menestrelli internetici sostengono che la donna 'è mobile qual piuma al vento’ e piuttosto che per far la spesa o lavorare o occuparsi dei figli si diletterebbe in false denunce così per sfizio o per ‘spillare quattrini‘ ad un pover’uomo dato che, si sa, tutte le donne che denunciano violenze sono sposate con bellissimi e giovani milionari.
Lo sanno anche i muri, chi è violento e minaccia, insulta o alza le mani è sempre portato a minimizzare o negare la violenza e attribuire la colpa di gesti violenti alla compagna oppure a mentire dicendo che c’è stata semplicemente una banale discussione anche se la compagna è ricoverata con 30 giorni di prognosi o in prognosi riservata con il cranio rotto a martellate. Addirittura qualcuno ha invocato il diritto alla legittima difesa, insinuando di trovarsi nella condizione di essere vittima piuttosto che carnefice, poverino. Come tutti gli stalker, sono ossessivi e infatti gettano il loro livore contro le donne soprattutto nei confronti delle odiate e temutissime e onnipotenti (così pensano loro) femministe o nazifemministe, come sono soliti definirle con disprezzo sui social. 

Lo stalker non si arrende e non si riposa mai, rosica. Nelle ore della propria segregazione continua a fare grave disinformazione sulle cosiddette false denunce, spacciando le archiviazioni per calunnie o manipolando i dati sul femminicidio o ancora sparandole grosse, per esempio sugli enormi finanziamenti che riceverebbero i CAV (Centri AntiViolenza) non sapendo che in Italia sono finanziati in maniera nettamente inferiore a quelli della Spagna, ad esempio. Insomma il gruppetto di social stalker rosica di brutto perché una cosa è chiara: loro vorrebbero che i luoghi che accolgono donne vittime di violenza sparissero perché la tesi che impugnano, secondo loro, è chiara: la violenza non esiste, i casi sono pochissimi, le denunce sono false ma qualora fossero vere avvengono per colpa delle donne che provocano e causano aggressioni. Del resto sono capaci di ritenere vittime uomini che dopo anni di violenze arrivano a compiere delle stragi in cui uccidono mogli e figli tanto da identificarsi con gli assassini fino ad essere solidali, non solo con essi ma con gli atti efferati che hanno compiuto. Insomma, per questi minus habens, se una donna muore per mano di un uomo, la colpa è sempre della donna.

Poveri stalker, rinchiusi in casa davanti ad un computer e una webcam per sparare panzane senza possibilità di delinquere o con la spada di damocle che qualcuno, nonostante la reclusione forzata per il Covid-19, sottragga loro il controllo sulle compagne. 
Insomma, tempi duri per stalker e violenti che cercano con affanno di trovare spazi pubblicitari, alternando prolissi articoli sul nulla e video da far venire sonno ad un ghiro malato di narcolessia per continuare a spargere letame su chiunque mantenga una posizione coerente sulla tutela delle donne.
Noi ci impegneremo, nel nostro piccolo a contrastare la violenza partendo dalle parole di Kofi Hannam”I diritti delle donne sono una responsabilità di tutto il genere umano; lottare contro ogni forma di violenza nei confronti delle donne è un obbligo dell’umanità; il rafforzamento del potere di azione delle donne significa il progresso di tutta l’umanità.”
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