Seguo da qualche giorno un blogger misogino, una cosa vomitevole da far afflosciare gli attributi anche agli uomini che amano identificarsi con il maschio alfa.
Per non fare pubblicità a questa macchietta che quotidianamente spara a zero su donne
e comunità LGBT, la sua missione è semplice, attaccare il femminismo e qualsiasi movimento per la parità di genere divulgando fake news, dati palesemente falsi e informazioni manipolate. Bene, il tuttologo in questione non solo è stato un accanito sostenitore della riforma voluta dal Senatore Pillon, e questo la dice lunga sulla sua genuinità, ma è soprattutto impreparato sulla trattazione degli argomenti di cui sopra.
Su questo limite oggettivo non posso esprimermi e potrebbe essere anche accettabile poiché questi personaggi si muovono nella grande arena democratica del qualunquismo low cost
di Facebook. Però c’è un aspetto preoccupante che deriva dalla sua propaganda misogina, gli effetti che questa provoca sui minus habens , uomini che lo seguono sui canali social e che potrebbero operare ad imitazione, diffondendo messaggi pericolosi in un momento delicato come questo legato al COVID-19.
Quello della supremazia dell’uomo sulla donna è anche argomento da bar, su chi lo ha più lungo o su chi deluso dalla cena preparata dalla propria moglie, l’accoltella senza pietà con un paio di forbici, tanto la colpa è sempre e comunque della donna. La manipolazione, ovvero la distorsione della realtà dei fatti e dei dati è pericolosissima, ascoltando e leggendo le sue lunghe e prolisse novelle riesce a trasformare, quasi per magia, un qualsiasi uomo violento in una povera vittima delle donne e del femminismo. Parla ma ancora non è riuscito a dimostrare empiricamente nulla.
Personalmente continuo a sostenere le campagne antiviolenza e seguo attentamente i dati statistici forniti periodicamente da ISTAT
e da diverse fonti istituzionali e attendibili quali Questure, Prefetture
e dal 1522, numero nazionale anti violenza e stalking
e servizio pubblico promosso dalla Presidenza del Consiglio.
La gravità delle affermazioni di questo isterico galletto strombazzante risiedono nella piena convinzione che la riduzione del numero di interventi al 1522 da parte di donne che subiscono violenza in casa durante la forzata convivenza da COVID-19 è dovuta proprio alla mancanza della stessa violenza endofamiliare, ritenuta inesistente (secondo lo scienziato) ma utilizzata solo a livello strumentale durante i periodi di normalità, ovvero quando l’uomo esce di casa per andare a lavorare. Quindi, dietro questo fantastico ragionamento da trattoria tipica sul Grande Raccordo Anulare, il genio della lampada sostiene che debbano essere sospesi i finanziamenti pubblici destinati alle associazioni, quali ad esempio D.i.Re
– Donne in Rete contro la Violenza – che chiede maggior supporto da parte del Governo per far fronte a questo periodo difficile per tutti e tutte. Bisogna essere consapevoli che per le donne vittime di violenza è ancora più difficile trovare sostegno e tantissime associazioni hanno provveduto autonomamente e con spese straordinarie all’acquisto di mascherine – ora introvabili – guanti, disinfettanti e tutto quanto necessario al contrasto del virus.
Il problema della violenza è serio, lo è sempre stato e in questo particolare periodo necessita di essere attenzionato assieme ad altre questioni che stanno investendo drammaticamente il nostro Paese. Chiunque si schieri a sfavore della solidarietà e della tutela dei deboli, affrontando una inutile battaglia di inciviltà, deve essere consapevole che sposa un atto irresponsabile contro la collettività, escludendo dai suoi limitati ragionamenti che la convivenza forzata tra le mura domestiche può trasformarsi in una trappola per tante donne e bambini che subiscono maltrattamenti e abusi da parte dei loro partner.
Concludo smentendo quanto affermato dal tuttologo semplicemente aggiungendo che malessere, paura, problemi di carattere economico e costrizione alla convivenza rischiano di acuirsi a causa delle misure restrittive per il contrasto al Coronavirus, tanto che alcuni CAV (Centri AntiViolenza) del Sud hanno potenziato le loro attività di ascolto e intervento con la campagna #NonTiLasciamoSola
e #noicisiamo.
Molte donne preferiscono, sbagliando, il silenzio alla denuncia per paura di essere sottoposte a ritorsioni da parte anche delle Istituzioni. Il Sud va sostenuto nella lotta contro la violenza sulle donne e qualsiasi attività, quale l'uscita per fare la spesa, per andare in farmacia o per buttare la spazzatura o solo per accompagnare il cane per i bisogni, può rappresentare l'occasione giusta per chiedere aiuto.
Oltre al numero nazionale gratuito 1522 sempre attivo e raggiungibile da tutta Italia, è possibile chiamare direttamente le associazioni e i centri anti violenza del proprio territorio, i quali sono raggiungibili anche via Sms
o WhatsApp.
Per superare la paura per non subire le donne devono ricordarsi che non sono sole e che l’ancora di salvezza può essere solo denunciare e chiedere aiuto, senza alcuna vergogna.
Tutti i contatti sono disponibili sui siti delle campagne ai seguenti indirizzi