La paternità negata: una riflessione critica

Redazione • 29 dicembre 2024

Essere padre oggi significa spesso combattere una lunga e ingiusta battaglia legale per vedere i propri figli, in un sistema che sembra ignorare la bigenitorialità e i diritti dei bambini: quanto ancora tollereremo questa disparità?

Il post condiviso in modo anonimo nel gruppo facebook dell'associazione Padri in Movimento, dedicato ai genitori separati in difficoltà, solleva questioni complesse e dolorose legate alla genitorialità e alle dinamiche familiari. Un uomo, padre non sposato, chiede consigli su come affrontare il rifiuto della sua ex compagna di permettergli di vedere il figlio. Questa situazione rappresenta una realtà comune, che coinvolge non solo i padri, ma soprattutto il benessere dei figli.


Secondo i dati ISTAT, ogni anno in Italia si registrano circa 90.000 separazioni e 85.000 divorzi, e l'85% di queste coinvolge figli minori. Nel 67% dei casi l'affidamento esclusivo è concesso alla madre, nonostante la legge italiana, sancita dall'articolo 337-ter del Codice Civile, tuteli il diritto del minore a mantenere un rapporto equilibrato con entrambi i genitori. Tuttavia, molti padri denunciano un sistema percepito come sbilanciato, radicato in stereotipi che vedono le madri come caregiver principali e i padri relegati a ruoli secondari.


L’autore del post esprime timore di ricorrere a vie legali per non causare traumi al figlio, ma questa preoccupazione si scontra con la realtà: spesso l’unica via per far valere il proprio ruolo genitoriale è coinvolgere il sistema giudiziario. In alternativa, strumenti come la mediazione familiare possono rappresentare una soluzione efficace: secondo il report dell’Associazione Nazionale Mediatori Familiari, la mediazione ha un tasso di successo del 73%, favorendo accordi più rapidi e meno conflittuali rispetto ai procedimenti legali. Tuttavia, quando il dialogo tra le parti fallisce, è fondamentale agire per garantire al minore  il diritto di avere rapporti significativi con entrambi i genitori.


Uno dei punti critici principali è rappresentato dai tempi della giustizia italiana. Secondo il rapporto "Doing Business 2020" della Banca Mondiale, l’Italia è tra i paesi europei più lenti nella risoluzione delle controversie familiari: per una sentenza definitiva possono trascorrere 2-3 anni, un periodo in cui il legame genitore-figlio rischia di deteriorarsi. L’urgenza di interventi rapidi è evidente, soprattutto per proteggere il minore dai danni psicologici derivanti da separazioni prolungate.


Il post che condividiamo è anche un richiamo al cambiamento. Le istituzioni devono promuovere una riforma del sistema per garantire:


  • Procedure più snelle e veloci per risolvere i conflitti familiari;
  • Maggiore accesso alla mediazione familiare, obbligatoria nei casi di conflitto grave ma inefficace nei casi di violenza riscontrata;
  • Sensibilizzazione culturale sulla bigenitorialità, promuovendo la parità di ruoli nella crescita e nel lavoro di cura dei figli.


Come afferma Save the Children: "Un bambino ha bisogno di entrambi i genitori per crescere in modo sano ed equilibrato." L’ascolto di storie come questa deve diventare il punto di partenza per un sistema più giusto, dove nessun padre venga escluso e nessun figlio privato dell’amore e della presenza di entrambi i genitori.

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