Passano gli anni, sto invecchiando e mi trascino tante domande alle quali ancora oggi pochissime persone hanno saputo rispondere. Una mezza idea e una mezza risposta me la sono data, ma sono gli altri che non riescono a convincermi. La questione è ben nota a chi mi segue da tempo, ed è la guerra, la lotta, la faida che viene continuamente alimentata tra genitori separati per strappare, diciamo pure estirpare alle madri quel bene prezioso che sono i figli, per trasformarli in veri e propri trofei di guerra.
Immaginate quanto può considerarsi figo un papà che ha “tolto” i figli alla madre, uno di quelli che “gliel’ha fatta pagare a quella zoccola, così impara” oppure “ora va a sgobbare perché con il mio sangue non ci pagherà più l’estetista”. Frasi del genere fanno rabbrividire, ma vi posso assicurare che questo è il livello di attenzione che si sta dando alla questione, una vera e propria “parental revenge”.
Purtroppo una spinta verso l’alto a questa conflittualità genitoriale l’ha data l’ormai cestinato disegno di legge S735
a firma dell’avvocato e Senatore leghista Simone Pillon, un orrendo e contorto mostro legislativo ideato e scritto al fine di ristabilire un presunto equilibrio tra genitori separati in nome della tanto acclamata bigenitorialità. In realtà la legge doveva restituire gloria patriarcale e qualche euro ai padri separati in nome dei tempi paritetici e del conseguente e tanto auspicato mantenimento diretto, una marchetta giocando sulla pelle dei figli. Infatti, secondo il Senatore neocatecumenale, dopo la separazione tutti i figli hanno diritto a stare tanto con mamma quanto con papà.
Questa è una follia! Allora mi chiedo, c’è bisogno di acclamarla solo dopo la separazione questa benedetta bigenitorialità? E quando la coppia era ancora unita, il papà pretendeva con lo stesso interesse i “tempi paritetici” nella gestione dei figli? Chiamava il 112 se la moglie dentro casa gli vietava di cambiare il pannolino sporco di cacca al figlio? No no, anzi, il papà moderno 4.0
tanto per capirci, sa bene come impiegare il tempo se non lo trascorre con i figli, le cose da fare in esterna sono tante e forse più interessanti ”finchè c’è mamma, c’è speranza…di farci gli affari nostri” continuano ancora a dire in molti. Scaricare sulle donne fa comodo, ed è così da secoli cari ragazzi e non negate perché la storia vi sarebbe nemica. Quanti di voi hanno usato la frase “amore, non preoccuparti, ci penso io a lavorare, tu rimani a casa e dedicati ai nostri piccoli…”. Una frase che dal mio punto di vista segna l’inizio della fine di moltissime coppie e l’annullamento della figura femminile all’interno della propria sfera lavorativa e di indipendenza economica.
Fa comodo anche alla politica trovarsi qualche migliaio di padri separati ed incazzati pronti per essere strumentalizzati, alcuni dei quali oggi si incatenano davanti ai Tribunali, piangono durante le dirette facebook, creano blog e associazioni dai nomi più promettenti, ma non riescono a fare un passo indietro, rimangono focalizzati esclusivamente sul proprio interesse, quello del genitore che pretende di poter essere padre (solo) dopo la separazione. Peccato che sono sempre i soliti 50
diventati già nonni, incazzati con il mondo e con le ex perché la loro missione è combattere le donne, annullarle cercando di sottometterle al più infame e subdolo patriarcato.
Posso assicurare a chiunque che fare il papà a tempo pieno significa fatica e sacrificio senza soluzione di continuità, però essere padri vuol dire anche essere uomini, quegli uomini che non esistevano fino al giorno prima della separazione e che improvvisamente si risvegliano nel momento in cui sanno di aver perso tutto, compresa la propria dignità. Credo che l’errore sia a monte, i diritti scaturiscono dai doveri e la bigenitorialità dovrebbe necessariamente nascere tra le mura di casa, quando la coppia è ancora unita e c’è volontà comune nel curare i propri figli, con amore e passione e soprattutto con una simmetria equilibrata costituita da incastri tra impegni lavorativi e tempo libero.
Se si riuscisse a creare tutto ciò, impegnandoci con serietà e costanza, nessuno troverebbe scuse al rifiuto dei figli usando la PAS
o altre fregnacce
simili messe a disposizione di chi dietro le separazioni conflittuali guadagna fior di quattrini. Un qualsiasi genitore, anche se invitato a combattere in Tribunale dovrebbe essere maturo e responsabile al punto da declinare l’invito, sforzarsi nel trovare un accordo per i figli e mandare letteralmente a quel paese chi guarda solo ed esclusivamente l’interesse del cliente e non dei figli. Noto negli ultimi anni una deriva deontologica di molte figure professionali che ruotano attorno al diritto di famiglia e alla tutela dei minori e ciò desta molta preoccupazione.
Ancora oggi capita di trovare qualcuno dei miei figli che non ha tanta voglia di parlare al telefono, oppure furbescamente taglia corto. Ci sta, forse perché sono distratti o impegnati, stanchi oppure perché quel giorno hanno deciso così, di trascurare il loro papà. Quindi che si fa? Si battono i piedini per terra e se la cosa si ripete un paio di volte al mese invochiamo la PAS chiedendo al Tribunale il collocamento presso di noi perché la mamma è alienante? Ma vi prego, piantatela con queste cazzate, vi rendete conto dei gravi danni che potremmo portare ai nostri figli con una condotta del genere? Nessuno gradisce la presenza degli assistenti sociali, ma allo stesso tempo nessuno si sforza nel tenerli lontani dai figli perché se viene impugnata la PAS, la prima cosa che dispone un Giudice è una CTU oppure un monitoraggio dei Servizi Sociali.
Tutti sappiamo che da un Tribunale si esce mutilati, giusto? I diritti dei padri vanno tutelati senza ombra di dubbio, ci sono madri “streghe” che limitano la possibilità di frequentazione padri-figli anche quando i papà sono sani e amorevoli, così come ci sono madri che denunciano violenza in famiglia e non vengono credute oppure figli che per paura di stare con un genitore si rifiutano di vederlo. Che bello se fosse fatta vera Giustizia, evitando che in nome della PAS genitori e figli vengano puniti da un sistema disattento e svogliato, che delega troppe responsabilità a CTU e Servizi Sociali.
In caso di violenza denunciate, acquisite prove e denunciate perché se qualcuno è pericoloso è meglio che sia allontanato dai bambini. Allontanate anche quegli avvocati che speculano su di voi, sulla vostra storia, quelli che vendono il conflitto per violenza o viceversa, quelli che vogliono ad ogni costo farvi vincere, anche quando avete torto marcio.
L’interesse deve sempre essere nei confronti dei figli minori e non dei genitori!