Non c’è giustizia neanche per i bambini.
Non si arrendono i quattro fratellini di Cuneo strappati agli affetti e chiedono giustizia, chiedono di tornare a casa dalla loro mamma e sono disposti a fare lo sciopero della fame solo per essere ascoltati. La loro drammatica vicenda richiama alla mente quanto accaduto di recente a Bibbiano, eppure Cuneo è alquanto distante da Reggio Emilia.
La loro vita subisce una forte sterzata nel momento in cui il decreto della sezione civile del Tribunale di Cuneo ne dispone l’ allontanamento dalla mamma, affidandoli ai nonni paterni, in quanto il papà risulta indagato per maltrattamenti e violenza sessuale aggravata su una figlia mentre alla madre è stata negata la custodia in quanto giudicata non in grado di tenere i figli poiché affetta da “disturbo di personalità con altra specificazione”, definizione che racchiude i comportamenti paranoici, antisociali e schizofrenici. Sicuramente un contesto familiare difficile, una situazione già al limite ma che peggiora ulteriormente dalla data del 10 luglio scorso, giorno in cui i quattro fratelli e sorelle sono stati prelevati al mattino dai servizi sociali che li hanno divisi, così come disposto dal decreto del giudice onorario da poco nominato, in 4 strutture differenti, 3 delle quali nel Torinese.
Separare 4 bambini per collocarli in 4 diverse case famiglia è una punizione dolorosissima verso delle creature che non hanno colpe e che mai sono state ascoltate. Basti pensare che la più piccola ha solo 6 anni ed è inimmaginabile credere che vengano trattati come dei carcerati. Purtroppo questa è la realtà dei fatti.
A testimonianza del forte disagio che stanno vivendo, due dei quattro hanno iniziato lo sciopero della fame come riportato nella letterina scritta di loro pugno alla mamma e il maschietto di 11 anni, invece, è scappato di recente dalla struttura in cui era stato inserito per prendere un treno che lo riportasse a casa dalla sua mamma. La fuga è terminata dopo pochissimo grazie all’intervento della polizia di Torino. Dalle parole scritte sulla letterina traspare la voglia di ritornare tra le braccia della mamma, parole di amore tutt’altro che rappresentative di manipolazione di una madre malevola, alienante o eccessivamente adesiva.
Del caso se ne sta occupando la deputata Veronica Giannone del gruppo parlamentare misto, mamma e segretario della commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza e che da qualche giorno ha annunciato pubblicamente su Facebook con un post il primo giorno di sciopero della fame a staffetta organizzato dal Comitato madri unite contro la violenza istituzionale, a sostegno dei fratelli e sorelle allontanati dalla madre e divisi in comunità diverse, senza neanche permettere loro di sentire al telefono la propria madre.
Raggiunta telefonicamente ci ha raccontato che questa vicenda è una delle tante che segue quotidianamente ma vista la complessità ha ritenuto opportuno scrivere immediatamente alla Procura di Cuneo per rendere nota la richiesta dei minori e le difficoltà e il dolore che stavano provando i bambini. Nel contempo ha depositato un’interrogazione in commissione giustizia presso la Camera dei deputati, non ancora calendarizzata, nella quale richiedeva al Ministro Alfonso Bonafede di far valutare il caso agli ispettori del Ministero. Ha ritenuto anche opportuno scrivere alla Garante per l’infanzia e l’adolescenza del Piemonte, all’assessore alle politiche sociali della Regione, al direttore di neuropsichiatria del cuneese ed infine al direttore dei servizi sociali che si dovevano occupare della tutela dei minori. Anche la stampa, in particolare l'agenzia stampa DiRE si sta occupando in dettaglio della questione, portando all'attenzione dell'opinione pubblica questa dolorosa e drammatica vicenda che vede intrecciarsi diversi interessi contrari però a quelli dei figli minori.
E’ opportuno porre l’accento sull’assurda decisione di strapparli da un contesto difficile, ma che li avrebbe comunque tenuti vicini ed uniti, rispetto al ritrovarsi da soli in un luogo sconosciuto con persone sconosciute. Sicuramente un provvedimento che va contro l’interesse del minore, ha sottolineato la deputata Giannone, quasi una punizione per tutti coloro che denunciano violenze in famiglia. Il padre dei bambini è attualmente indagato per presunti maltrattamenti e abusi sessuali compiuti nei loro confronti oltre ad essere affetto da disturbo da uso di alcol, lieve, in remissione precoce per cui il passaggio incomprensibile dei bambini dalla padella alla brace è stato immediato. Si, perché sono loro a scontare una punizione, isolati e spediti come degli oggetti di proprietà dello Stato in quattro diverse strutture, senza alcun contatto fisico e telefonico con la loro madre.
E’ fondamentale rilevare che dai colloqui clinici e dai test somministrati alla loro mamma “non sono emersi aspetti psicopatologici clinicamente significativi in alcun ambito”.
Adesso ci chiediamo, un domani non troppo lontano,
come si può chiedere loro di avere fiducia in un sistema che con la giustizia non ha nulla a che fare?